05 dicembre 2007

Libero

I metronotte all'assalto della Cameradi NICOLETTA ORLANDI POSTI
Roma - Questa volta, da una parte e dall'altra della barricata hanno tutti il berretto blu, la divisa e la pistola d'ordinanza. Si fronteggiano. Poi esasperati da tre anni di mancate risposte, ed ora anche senza tredicesime e a stipendio ridotto, quelli con le bandiere e il megafono buttano giù le transenne, fanno esplodere un petardo e occupano simbolicamente piazza Montecitorio, per mezz'ora. I colleghi, quelli delle forze dell'ordine, lasciano fare poi li convincono a indietreggiare. E si fanno garanti che una delegazione sarà ricevuta da qualche esponente del governo. E così è stato. I protagonisti di questa mezza giornata di protesta sono circa 500 metronotte dell'Istituto Vigilanza dell'Ur be (Ivu). Un istituto fondato nel 1932, diretta emanazione dell'ente morale Associazione nazionale combattenti e reduci e che fino a qualche anno fa era il fiore all'occhiello della vigilanza capitolina. Era. Nelle mani di nuovi manager provenienti da altri istituti di vigilanza privati, in tre anni l'Ivu ha perso i contratti più rappresentativi e redditizi, passando da un attivo di bilancio di oltre 9 milioni di euro a un passivo di 33 milioni di euro. Tanto che il Tribunale fallimentare di Roma, il 29 settembre scorso, ha nominato, in netto contrasto con le leggi che regolano gli enti morali, un commissario giudiziale. Che vorrebbe recuperare i debiti dell'istituto dell'Urbe dismettendolo, tramite privatizzazione. Cosa che significa il precariato, se non addirittura il licenziamento, per 850 dipendenti. «Vogliamo che venga rispettata la legge», tuona Emiliano Giacomini, dirigente sindacale del Savip che poi spiega: «Non possono trattarci come dipendenti di un ente pubblico quando possono ottenere sgravi fiscali, e dipendenti di una società privata, come ci ha definito il ministro Bersani, quando vogliono disfarsi di noi. L'Ivu è tutt'uno con l'asso ciazione nazionale combattenti e reduci, è un ente morale che garantisce stabilità d'im piego. Noi vogliamo questa stabilità». E invece a settembre i metronotte non hanno percepito lo stipendio, e da ottobre ne prendono solo il 60% e ora rischiano di perdere tutto, denaro e diritti acquisiti. A fianco delle guardie giurate si sono schierati i parlamentari e i senatori di An, Forza Italia, La Destra. Ma non solo. Insieme a Domenico Gramazio, a Francesco Giro, a Teodoro Buontempo (che ha presentato seduta stante un'interro gazione ai ministri del Lavoro e dell'Economia), a piazza Montecitorio è sceso anche il capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli, che ha detto di essersi occupato più volte della vicenda. La protesta dei metronotte, grazie ai consiglieri comunali Fabio Sabbatani Schiuma (La Destra) e Dario Nanni (Pd) è stata portata anche all'atten zione del prefetto di Roma Mosca e dell'aula Giulio Cesare. Mentre a Palazzo Valentini il capogruppo di An Piergiorgio Benvenuti, insieme ad Andrea Simonelli, ha presentato un ordine del giorno, sottoscritto da gran parte dei gruppi politici rappresentati nel Consiglio provinciale, con il quale si chiede al governo di «garantire la stabilità d'impiego ai dipendenti dell'Ivu». Schiuma, inoltre, ha annunciato ai manifestanti che provocatoriamente formalizzerà la richiesta di distacco presso il Comune di Roma degli 850 metronotte che rischiano il loro posto di lavoro. Alle quindici e trenta la delegazione, composta dalle organizzazioni sindacali che rappresentano i dipendenti (RdBCUB, Sinalv-Cisal, Savip, SdL) ricevuta a Palazzo Chigi da Luigi Ferrara, Consigliere del Sottosegretario Enrico Letta, e da Carlo Sica, Vice Segretario generale della Presidenza del Consiglio, ha annunciato, soddisfatta, dell'impegno preso dal governo: un tavolo tecnico verrà convocato martedì a Palazzo Madama. «Se non otterremo i risultati che ci aspettiamo», promettono i sindacalisti, «proseguiremo nelle iniziative di lotta».

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