21 febbraio 2008

ASSEMBLEA

Sabato 23 febbraio, dalle 06.00 alle 09.00, nei locali di via rina monti si svolgerà un'assemblea retribuita indetta dai sindacati di base CISAL RdB SdL E SAVIP e LIBERO COMITATO.

14 febbraio 2008

Per chi ha deciso di non insinuarsi al passivo.

Da Lunedi 11 a venerdi 15 presso la federazione RDB in via dell’Aeroporto si può firmare la lettere per la non insinuazione al passivo dalle ore 16 alle ore 18, si rammenta a i colleghi interessati di prendere contatti con i nominativi relativi alle aree di appartenenza. Portare le fotocopie della busta paga di settembre, della tredicesima e del riassunto analitico dei crediti fornito dall'istituto....... e 5 euro per il costo delle raccomandate. Queste lettere verranno indirizzate all' ANCR come messa in mora per fermare i termini di prescrizione. In attesa di una risposta che dovrà pervenire entro 10 gg dalla ricezione delle presenti.

11 febbraio 2008

La insinuazione al passivo

La procedura fallimentare si svolge attraverso fasi distinte.
Tali fasi, in ordine progressivo, sono le seguenti:

L’accertamento del passivo
L’accertamento dell’attivo
La liquidazione dell’ attivo
La divisione dell’attivo
La chiusura del fallimento

La fase dell’accertamento al passivo serve ad individuare i singoli creditori ammessi al concorso, cioè a partecipare, in ragione dei propri crediti ed alla pari (salvo le cause di prelazione – privilegi, pegni, ipoteche) al riparto dei beni del debitore fallito.
Questa fase ha inizio con le domande di insinuazione al passivo che i creditori e tutti coloro i quali vantino diritti su beni mobili e immobili in possesso del fallito debbono presentare entro 30 giorni prima dell’udienza fissata per la verifica dello stato passivo fallimentare.
Le domande sono esaminate dal curatore il quale, dopo aver preparato elenchi separati dei creditori e dei terzi che vantino diritti, deposita il progetto di stato passivo in cancelleria.
All’udienza di verifica, il giudice decide su ogni domanda, accogliendola o respingendola, o dichiarandola inammissibile. Il giudice inoltre può ammettere con riserva i crediti sottoposti a condizione oppure accertati con sentenza non ancora passata in giudicato al momento del fallimento oppure i crediti privi di titoli che li giustifichino.
Terminato l’esame il giudice rende esecutivo lo stato passivo.
La definitività dello stato passivo non pregiudica i creditori negligenti poiché costoro, se non hanno presentato domanda di insinuazione al passivo nei termini sopradetti, possono presentare domanda tardiva, fino a 12 mesi successivi al deposito del provvedimento del giudice con cui costui ha reso esecutivo lo stato passivo. Decorso tale termine e comunque fino a quando non siano esaurite tutte le ripartizioni dell’attivo le domande tardive sono inammissibili a meno che il creditore non provi che il ritardo non è dipeso da sua colpa.
Tuttavia i creditori tardivi (a meno che non abbiano un diritto di pegno, ipoteca, oppure un privilegio) possono partecipare solo alla divisione di quanto rimarrà dopo che si saranno soddisfatti i creditori che hanno fatto tempestivamente domanda di recupero del credito (30 giorni prima dell’udienza di verifica). I creditori invece che hanno un diritto di pegno, ipoteca, oppure un privilegio hanno comunque diritto a prendere le quote che gli spettino.
Impugnazione dello stato passivo : i creditori che hanno fatto domanda di insinuazione al passivo possono fare opposizione alle decisioni del giudice in 3 modi
1) opposizione allo stato passivo, per essere ammessi al passivo o per vedersi riconosciuto un diritto di prelazione escluso dal giudice


2) impugnazione degli altri crediti, con cui contestano il fatto che la domanda di un altro creditore sia stata accolta

3) revocazione qualora si scopra, prima della chiusura del fallimento, che un credito è stato ammesso al passivo per effetto di una falsità, dolo, errore, oppure qualora vengono scoperti nuovi documenti che prima erano ignoti.

Accertato il passivo, si verifica la consistenza dell’attivo, rappresentato da tutti i beni del fallimento e da quei beni che per effetto di revocatoria sono tornati. L’accertamento di tale stato avviene mediante la redazione dell’inventario e la presa in consegna dei beni da parte del curatore.
La liquidazione dell’attivo: ha la funzione di convertire in denaro i beni del fallito.
Essa avviene tramite un programma di liquidazione preparato dal curatore ed approvato dal giudice, con il parere vincolante del comitato dei creditori.Il piano viene formato entro 60 giorni dalla redazione dell’inventario dei beni del fallitoIl programma indica i termini e le modalità previste per la realizzazione dell’attivo ed in particolare: l’eventuale esercizio provvisorio dell’impresa, le proposte di concordato con il loro contenuto, le azioni risarcitorie, revocatorie, e restitutorie intraprese per conto del fallito ed ai danni dello stesso, le possibilità di cessione dell’azienda o di singoli rami o di singoli beni e le relative condizioni.
Per la vendita dei beni la legge attribuisce preferenza alla vendita in blocco dell’azienda, potendosi procedere a vendita dei singoli beni solo quando è prevedibile che la pria non possa avvenire.La vendita dell’azienda può avvenire all’incanto o a trattativa privata, al curatore spetta la scelta tra quale delle due si riveli nel caso concreto più competitiva.La vendita di singoli beni può avvenire invece in base alle offerte private perché la nuova legge fallimentare non considera vincolanti in tal caso il sistema dell’incanto o il sistema senza incanto previsto dal codice di procedura civile, ma il curatore può decidere, nel programma di liquidazione, la modalità di vendita più conveniente ai fini del maggior realizzo possibile. Costui potrà quindi prevedere nel piano qualsiasi forma di vendita, sulla base del solo giudizio di convenienza per la procedura .
Il riparto: effettuata la liquidazione si provvede ad attribuire il ricavato ai singoli creditori.
Le somme disponibili debbono essere ripartite secondo questo ordine
le spese di procedura ed i debiti del fallito hanno precedenza assoluta e devono essere quindi pagate subito;
poi si pagano i creditori privilegiati (pegno, ipoteca, privilegio);
infine si pagano i creditori chirografari (senza pegno, ipoteca, privilegio).
Chiusura del fallimento
Avviene quando:
1) si divide l’attivo senza che tutti i creditori siano stati soddisfatti integralmente;
2) manca un attivo;
3) non vi è nessun creditore che abbia presentato domanda di insinuazione al passivo nei termini sopra indicati;
4) sono estinte tutte le passività.
La chiusura viene dichiarata dal Tribunale il quale fa cessare dalle funzioni gli organi fallimentari, restituendo al debitore tutti i suoi diritti patrimoniali e facendo riacquistare ai creditori il potere di agire individualmente contro il debitore per il recupero di quanto non pagato con il fallimento.
Ipotesi particolari di chiusura: il fallimento si può chiudere anche perché il debitore propone un concordato fallimentare che viene approvato dai creditori ed omologato dal Tribunale.
La riapertura del fallimento
Il fallimento può essere riaperto quando:
1) i creditori non sono stati integralmente soddisfatti;
2) quando il fallimento si è chiuso per mancanza di attivo.
In tali casi il Tribunale può dichiarare la riapertura a condizione che:
nel patrimonio del fallito vi sia un attivo che faccia apparire utile la riapertura;
quando il fallito offra garanzia di pagare almeno il 10% ai creditori vecchi e nuovi;
non siano passati 5 anni dalla chiusura del fallimento.

07 febbraio 2008

Dall'elenco delle aziende in procedura di amm. straordinaria



Come si può notare la legge 270/1999 è stata applicata al solo istituto di vigilanza

Il Messaggero del 7 febbraio 2008

La Finanza compie accertamenti sulla svendita di alcuni immobili e sullo svotamento delle casse
Urbe, un buco da ottanta milioni
Indaga la procura. Lo spettro della bancarotta sull'istituto di vigilanza
Il buco è stato certificato: 80 milioni di euro. E così, mentre la procura di Roma sta accer­tando come sia stato gestito il patrimonio dell'Associazione nazionale Combattenti e Re­duci Istituto di Vigilanza Ur­be, i dipendenti hanno aderito in massa al presidio organizza­to dal Savip, Sdì, Rdb e Cisal. Una protesta andata in scena ieri mattina, davanti alla sede del più antico istituto di vigi­lanza, in via Rina Monti sulla Prenestina. Da tempo i lavoratori tenta­no di richiamare l'attenzione sulle vicende che hanno porta­to al commissariamento dell’Istituto, na­to come en­te morale, con obbligo di redistri­buzione de­gli utili in at­tività socio-assisten­ziali, e fini­to insolven­te. Gli espo­sti sulla cat­tiva gestione dell'ente, che ha messo a rischio mille posti di lavoro, sono all'esame della Corte dei Conti, della procura e dei mini­steri. Secondo la relazione di Lucio Francarlo, commissario straordinario nominato dal Tribunale fallimentare, il bu­co certificato è «di oltre 80 milioni di euro». Nella relazio­ne al Tribunale si punta il dito su «comportamenti negligenti o dolosi perpetrati a livello dirigenziale». E cosi le indagi­ni, che il pm Paolo D'Ovidio ha delegato la Guardia di Fi­nanza, puntano sulla "svendita di alcuni immobili a Trastevere e sul presunto svuotamen­to delle casse dell'associazio­ne. E adesso potrebbero profi­larsi le ipotesi di bancarotta fraudolenta o appropriazione indebita. All'esame della procura, anche l'ipotizzata cessio­ne in blocco della società a un'azienda di vigilanza priva­ta. Il pm tiene conto anche della particolare natura socia­le dell'istituto, un ente morale, che ha finora incassato contri­buti dal ministero della Difesa e della Presidenza del consi­glio dei ministri e finanziamen­ti UE per corsi di formazione. L'impiegabile crisi sarebbe cominciata dopo il 2005. Poi la vendita degli immobili, la perdita degli appalti, fino all’ amministrazione controlla­ta. E il deficit da 30 milioni è arrivato a 80. I lavoratori - spiega Vincenzo Del Vicario segretario del sindacato Savip- chiedono l'analisi dei bilanci degli ulti­mi anni, per chiarire che fine abbiano fatto i fondi ricavati dalla vendita di società e im­mobili di grande valore. Ma anche di verificare se i dirigen­ti abbiano compiuto scelte ne­gligenti a svantaggio dell'Ur­be, mentre, in palese conflitto d'interesse, ricoprivano cari­che sociali in altre società interessate all'acquisto dell'istitu­to». Ma non solo. Secondo il sindacalista «L'Urbe di fatto è stato privatizzato sebbene, co­me accertato dai tribunali, la natura sociale dell'ente non consentisse la vendita. I manife­stanti, ieri, hanno an­che denun­ciano l'ille­gittima ap­plicazione della legge Prodi. «Per­ché l'ente morale - so­stengono -non rientra tra le categorie interessate da quella misu­ra». Poi il passaggio dei dipen­denti a una nuova azienda. «La direzione - dicono - ha proposto ai lavoratori di con­fluire nella Federazione Pro­vinciale dell'Ancr, appena cre­ata, che proporrebbe ai lavora­tori dei contratti peggiori di quelli attuali. I dipendenti dell' istituto hanno lo stipendio congelato, percepiscono solo ac­conti. Nel frattempo però la nuova società, creata dai verti­ci dell'Ancr, sta assumendo 150 nuovi dipendenti. Questa è la Parmalat delia vigilanza italiana».

La Repubblica del 7 febbraio 2008

CRACK VIGILANTES DELL'URBE INCHESTA SU BUCO 80 MLN DI EURO
La svendita di alcuni immo­bili d 'oro nel cuore di Trasteve­re e il progressivo svuotamen­to delle casse della Ancr-Istituto vi­gilanza Urbe che ha portato a un buco di 80 milioni di euro. Sono i filoni principali dell'inchiesta del sostitu­to procuratore Paolo D'Ovidio sulla gestione del più antico istituto di vi­gilanza della capitale. L'indagine dei carabinieri del nucleo operativo, coordinata dal maggiore Lorenzo Sabatino, vuole accertare se alcune operazioni finanziarie siano servite a nascondere guadagni illeciti.
Sotto la lente della procura è la ge­stione dell'Urbe da tre anni sull' orlo del fallimento con mille dipendenti a rischio licenziamento e la prospet­tiva di una vendita in blocco a van­taggio di qualche grande società di vigilanza. L'Urbe che ha la particolarità di essere nato da una costola dell' Associazione nazionale combat­tenti e reduci ( un ente morale che percepisce contributi dal ministero della Difesa e dalla Presidenza del consiglio dei ministri ma anche fi­nanziamenti della Comunità euro-pea per corsi di formazione) verreb­be così privatizzato nonostante le denunce dei sindacati e numerose interrogazioni parlamentari.
Sono molte le ombre che avvol­gono lo stato di crisi che ha travol­to il gruppo di guardie giurate del­la capitale. Da anni, il Savip ha se­gnalato in vari esposti inviati la cattiva amministrazione dell'isti­tuto che ha generato un buco, sti­mato dalla commissione prefettì­zia, di circa ottanta milioni di eu­ro. Ieri i lavoratori dell'Ancr-Urbe sono tornati a manifestare per ri­badire che venga fatta chiarezza sui conti in rosso che hanno por­tato al commissariamento e al­l' amministrazione straordinaria dell'Urbe. Il curatore fallimentare Lucio Francano nel certificare un buco di oltre 80 milioni ha eviden­ziato «comportamenti negligenti o dolosi perpetrati a livello dirigenziale». «I dipendenti dell'isti­tuto hanno lo stipendio congelato da settembre e hanno percepito solo acconti - spiega Vincenzo Del Vicario del Savip - Si vuole far rica­dere sui lavoratori i debiti dovuti a scelte dirigenziali sbagliate. Sia­mo di fronte a una Parmalat della vigilanza». Ed ancora: «Chiedia­mo - aggiunge Del Vicario - che vengano analizzati i bilanci dell'Ancr-Ivu degli ultimi anni, per chiarire che fine abbiano fatto i fondi ricavati dalla vendita di so­cietà e immobili. Ma anche di verificare se dirigenti dell'Ancr-Ivu abbiano compiuto scelte negli­genti o dolose a svantaggio del­l'Urbe in palese conflitto d'inte­resse avendo cariche sociali in al­tre società interessate all'acqui­sto dell'istituto».

05 febbraio 2008

LE 2 IVA DELL'IVU


THE OLD AND THE NEW
Il codice fiscale corrisponde sempre nelle società al numero di partita Iva? Va considerato in via preliminare che nel caso di persona fisica la partita Iva, essendo costituita da soli numeri, deve per forza differenziarsi dal codice fiscale con composizione alfanumerica.
Per i soggetti diversi, come le società, invece, sia la partita Iva che il codice fiscale sono soltanto numerici; però, può fare eccezione l’ente non commerciale che già dall’inizio dell’attività ha il suo codice fiscale e successivamente inizia un’attività commerciale per cui viene attribuita anche la partita Iva: in questo caso, quindi, ha due codici numerici diversi.
C’è poi da osservare il caso di trasformazioni societarie con due distinte ipotesi:

1) se la società si trasforma, esempio da snc a sas, si tratta di un semplice cambiamento di forma e non essendo variato il soggetto d’imposta non cambiano né la partita Iva, né il codice fiscale;

2) quando la trasformazione non è che la cessazione di un soggetto giuridico e la nascita di un nuovo soggetto: al nuovo soggetto giuridico dovrà essere attribuito un proprio numero di partita Iva e codice fiscale.





SCIOPERO! SCIOPERO! SCIOPERO!





SdL Intercategoriale ha proclamato uno sciopero dalle ore 06,00 del 06-02-2008 alle ore 06,00 del 07-02-2008, a sostegno della vertenza che vede impegnati tutti i lavoratori nella salvaguardia dei posti di lavoro e di tutti i diritti acquisiti. Lo sciopero sarà effettuato nel pieno rispetto della legge 146/90 e successive modifiche. Eravamo decisi a tornare sotto Palazzo Chigi per ricevere le risposte che la Presidenza del Consiglio ci doveva ma, la crisi di governo, ci toglie questa possibilità.
Le risposte le chiederemo al nuovo governo quando si insedierà. (???????????? ndr)
La A.N.C.R. Urbe ha convocato le segreterie SdL Intercategoriale, Sinalv-Cisal, Savip e Libero Comitato R.D.B. per il 04-02-2008 per "aggiornamenti sulla situazione aziendale", usando una denominazione inesistente nei registri della Camera di Commercio. Riteniamo questa convocazione un ulteriore provocazione (?????????? ndr)nei confronti di tutti i lavoratori. Le Organizzazioni Sindacali interessate, hanno ritenuto opportuno declinare formalmente l’invito in forma scritta, stigmatizzando l’accaduto.
Se dobbiamo attendere per alcune risposte, non dobbiamo sicuramente attendere per urlare tutta la nostra "rabbia" nei confronti di chi ci ha trascinato in questa assurda situazione, la A.N.C.R. Urbe. Forse tenteranno di "rabbonirci" con la "caramella" dello stipendio al 100% per il mese di Gennaio 2008 ma per noi questo conta molto poco (???????????? ndr), per noi conta molto di più la sicurezza del posto di lavoro, la stabilità d’impiego.



IL 06-02-2008 SCIOPERIAMO UNITI E PARTECIPIAMO NUMEROSI ALLA MANIFESTAZIONE CHE SI SVOLGERÀ IN VIA RINA MONTI ALLE ORE 07,00.