CRACK VIGILANTES DELL'URBE INCHESTA SU BUCO 80 MLN DI EURO
La svendita di alcuni immobili d 'oro nel cuore di Trastevere e il progressivo svuotamento delle casse della Ancr-Istituto vigilanza Urbe che ha portato a un buco di 80 milioni di euro. Sono i filoni principali dell'inchiesta del sostituto procuratore Paolo D'Ovidio sulla gestione del più antico istituto di vigilanza della capitale. L'indagine dei carabinieri del nucleo operativo, coordinata dal maggiore Lorenzo Sabatino, vuole accertare se alcune operazioni finanziarie siano servite a nascondere guadagni illeciti.
Sotto la lente della procura è la gestione dell'Urbe da tre anni sull' orlo del fallimento con mille dipendenti a rischio licenziamento e la prospettiva di una vendita in blocco a vantaggio di qualche grande società di vigilanza. L'Urbe che ha la particolarità di essere nato da una costola dell' Associazione nazionale combattenti e reduci ( un ente morale che percepisce contributi dal ministero della Difesa e dalla Presidenza del consiglio dei ministri ma anche finanziamenti della Comunità euro-pea per corsi di formazione) verrebbe così privatizzato nonostante le denunce dei sindacati e numerose interrogazioni parlamentari.
Sono molte le ombre che avvolgono lo stato di crisi che ha travolto il gruppo di guardie giurate della capitale. Da anni, il Savip ha segnalato in vari esposti inviati la cattiva amministrazione dell'istituto che ha generato un buco, stimato dalla commissione prefettìzia, di circa ottanta milioni di euro. Ieri i lavoratori dell'Ancr-Urbe sono tornati a manifestare per ribadire che venga fatta chiarezza sui conti in rosso che hanno portato al commissariamento e all' amministrazione straordinaria dell'Urbe. Il curatore fallimentare Lucio Francano nel certificare un buco di oltre 80 milioni ha evidenziato «comportamenti negligenti o dolosi perpetrati a livello dirigenziale». «I dipendenti dell'istituto hanno lo stipendio congelato da settembre e hanno percepito solo acconti - spiega Vincenzo Del Vicario del Savip - Si vuole far ricadere sui lavoratori i debiti dovuti a scelte dirigenziali sbagliate. Siamo di fronte a una Parmalat della vigilanza». Ed ancora: «Chiediamo - aggiunge Del Vicario - che vengano analizzati i bilanci dell'Ancr-Ivu degli ultimi anni, per chiarire che fine abbiano fatto i fondi ricavati dalla vendita di società e immobili. Ma anche di verificare se dirigenti dell'Ancr-Ivu abbiano compiuto scelte negligenti o dolose a svantaggio dell'Urbe in palese conflitto d'interesse avendo cariche sociali in altre società interessate all'acquisto dell'istituto».
Sotto la lente della procura è la gestione dell'Urbe da tre anni sull' orlo del fallimento con mille dipendenti a rischio licenziamento e la prospettiva di una vendita in blocco a vantaggio di qualche grande società di vigilanza. L'Urbe che ha la particolarità di essere nato da una costola dell' Associazione nazionale combattenti e reduci ( un ente morale che percepisce contributi dal ministero della Difesa e dalla Presidenza del consiglio dei ministri ma anche finanziamenti della Comunità euro-pea per corsi di formazione) verrebbe così privatizzato nonostante le denunce dei sindacati e numerose interrogazioni parlamentari.
Sono molte le ombre che avvolgono lo stato di crisi che ha travolto il gruppo di guardie giurate della capitale. Da anni, il Savip ha segnalato in vari esposti inviati la cattiva amministrazione dell'istituto che ha generato un buco, stimato dalla commissione prefettìzia, di circa ottanta milioni di euro. Ieri i lavoratori dell'Ancr-Urbe sono tornati a manifestare per ribadire che venga fatta chiarezza sui conti in rosso che hanno portato al commissariamento e all' amministrazione straordinaria dell'Urbe. Il curatore fallimentare Lucio Francano nel certificare un buco di oltre 80 milioni ha evidenziato «comportamenti negligenti o dolosi perpetrati a livello dirigenziale». «I dipendenti dell'istituto hanno lo stipendio congelato da settembre e hanno percepito solo acconti - spiega Vincenzo Del Vicario del Savip - Si vuole far ricadere sui lavoratori i debiti dovuti a scelte dirigenziali sbagliate. Siamo di fronte a una Parmalat della vigilanza». Ed ancora: «Chiediamo - aggiunge Del Vicario - che vengano analizzati i bilanci dell'Ancr-Ivu degli ultimi anni, per chiarire che fine abbiano fatto i fondi ricavati dalla vendita di società e immobili. Ma anche di verificare se dirigenti dell'Ancr-Ivu abbiano compiuto scelte negligenti o dolose a svantaggio dell'Urbe in palese conflitto d'interesse avendo cariche sociali in altre società interessate all'acquisto dell'istituto».
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